{"id":911,"date":"2017-11-28T15:50:57","date_gmt":"2017-11-28T15:50:57","guid":{"rendered":"http:\/\/www.tuttarteonline.it\/?p=911"},"modified":"2017-11-28T17:19:36","modified_gmt":"2017-11-28T17:19:36","slug":"arte-africana","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.tuttarteonline.it\/arte-africana\/","title":{"rendered":"Arte africana: riassunto e caratteristiche"},"content":{"rendered":"

\u00c8 difficile fornire un utile riassunto delle principali caratteristiche dell’arte africana, in particolare dell’arte dell’Africa subsahariana.<\/p>\n

La variet\u00e0 delle forme e delle pratiche \u00e8 cos\u00ec grande che il tentativo di farlo si traduce in una serie di affermazioni che si rivelano altrettanto vere, ad esempio, per l’ arte occidentale. Cos\u00ec, un po’ di arte africana ha valore come intrattenimento; un po’ ha un significato politico o ideologico; un po’ \u00e8 strumentale in un contesto rituale; un po’ ha valore estetico in s\u00e9. Molto spesso, un’ opera d’ arte africana combina pi\u00f9 o tutti questi elementi.<\/p>\n

Allo stesso modo, ci sono artisti a tempo pieno e a tempo parziale; ci sono artisti che fanno parte dell’ establishment politico e coloro che sono ostracizzati e disprezzati; e alcune forme d’ arte possono essere fatte da chiunque, mentre altre richiedono la devozione di un esperto. Le rivendicazioni di un’ estetica pan-africana sottostante devono essere considerate altamente controverse.<\/p>\n

Tuttavia, si possono fare altre osservazioni generali sullo status dell’ arte precoloniale subsahariana. In primo luogo, in qualsiasi lingua africana, un concetto di arte come significato diverso dall’ abilit\u00e0 sarebbe l’ eccezione piuttosto che la regola. Ci\u00f2 non \u00e8 dovuto a una limitazione intrinseca della cultura africana, ma alle condizioni storiche in cui le culture europee sono arrivate al loro concetto di arte.<\/p>\n

La separazione occidentale dell’ arte raffinata dall’ artigianato pi\u00f9 povero (vale a dire, l’ abilit\u00e0 utile) \u00e8 nata da una sequenza di cambiamenti sociali, economici e intellettuali in Europa che non si verificarono in Africa prima del periodo coloniale. Questa separazione, quindi, non pu\u00f2 essere applicata senza qualificazione alle tradizioni africane di origine precoloniale.<\/p>\n

I filosofi dell’ arte in Occidente potrebbero convenire che le opere d’ arte sono semplicemente manufatti realizzati con l’ intenzione di possedere un valore estetico, e in questo senso l’ arte, che includerebbe sia l’ artigianato che le opere d’ arte, si troverebbe infatti in tutte le parti dell’ Africa (come avviene in tutta la cultura umana).<\/p>\n

Ma anche in questo caso, per\u00f2, l’ arte africana deve essere compresa attraverso l’ indagine e la comprensione dei valori estetici locali piuttosto che attraverso l’ imposizione di categorie di origine esterna. Pu\u00f2 essere un campo di mucchi di igname benestante (come, ad esempio, tra i Tiv della Nigeria) o un bue da esposizione castrato per esaltarne l’ effetto visivo (come tra i pastori Nuer e Dinka del Sud Sudan) che costituisce la significativa opera d’ arte in una determinata area dell’ Africa.<\/p>\n

La nozione popolare dell’ arte africana in Occidente, tuttavia, \u00e8 molto diversa, perch\u00e9 si pensa che comprenda maschere e pochissimo altro, ad eccezione forse del “colore locale”: questo equivoco \u00e8 stato esaltato dal gi\u00e0 citato concetto europeo di arte raffinata, ma pu\u00f2 essere nato da una dipendenza, durante il primo periodo di interesse occidentale per l’ arte africana, da manufatti collezionabili – alcuni dei quali (pezzi di scultura, per esempio) si sono inseriti ordinatamente nella categoria.<\/p>\n

La pittura in Africa si presumeva a lungo non esistesse in misura significativa, in gran parte perch\u00e9 si trovava sulle pelli dei corpi umani, sulle pareti delle case e sulle pareti di roccia – nessuno dei quali era collezionabile. Chiaramente, il campo estetico in Africa non \u00e8 cos\u00ec limitato.<\/p>\n

Un’ altra incomprensione \u00e8 che in Occidente l’ arte \u00e8 creata per amore dell’ arte, mentre in Africa precoloniale l’ arte era solo funzionale. Il motivo per la creazione di qualsiasi opera d’ arte \u00e8 inevitabilmente complesso, in Africa come altrove, e il fatto che la maggior parte dei manufatti scolpiti conosciuti dall’ Africa siano stati realizzati con un uso pratico in mente (sia per scopi rituali che di altro tipo) non significa che non possano essere valutati contemporaneamente come fonti di piacere estetico.<\/p>\n

Spesso si presume anche che l’ artista africano sia vincolato dalla tradizione in contrasto con la libert\u00e0 concessa all’ artista occidentale. Ma, sebbene esistano tradizioni d’ arte in cui le aspettative degli avventori esigono la ripetizione di una forma scenografica nell’ arte africana, esistono anche tradizioni di origine precoloniale che esigono un alto livello di originalit\u00e0 inventiva – come la tessitura della seta Asante e il ricamo di rafia kuba. Ci sono altre tradizioni in cui una forma standard pu\u00f2 essere abbellita in modo cos\u00ec elaborato come l’ artista o il patrono desidera. Il punto importante \u00e8 che particolari tradizioni incoraggiano la creativit\u00e0.<\/p>\n

Detto questo, alcune caratteristiche generali dell’ arte africana possono essere identificate. Tra questi vi sono l’ innovazione della forma, cio\u00e8 la preoccupazione dell’ artista africano per l’ innovazione e la creativit\u00e0; l’ astrazione visiva e la convenzionalizzazione; una combinazione visiva di composizione equilibrata e asimmetria; il primato della scultura; la trasformazione e l’ ornamento del corpo umano; e una generale molteplicit\u00e0 di significati. Va anche notato che una componente primaria dell’ arte tradizionale africana \u00e8 la performance e l’ assemblaggio. La combinazione di musica, danza, vestito e ornamento corporeo – cos\u00ec come scultura e maschere – \u00e8 spesso ci\u00f2 che conferisce significato e dinamismo ai singoli oggetti d’ arte.<\/p>\n

Stile, trib\u00f9 e identit\u00e0 etnica<\/h2>\n

Un luogo comune della critica d’ arte africana \u00e8 stato quello di identificare stili particolari secondo nomi apparentemente tribali, come Asante, Kuba o Nuba. Il concetto di trib\u00f9, tuttavia, \u00e8 problematico e generalmente \u00e8 stato scartato. I nomi “tribali”, infatti, si riferiscono a volte alla lingua parlata, a volte alle entit\u00e0 politiche, a volte ad altri tipi di raggruppamenti, ma i confini tra popoli che parlano lingue diverse o che riconoscono capi diversi non coincidono necessariamente con i rispettivi confini tribali. Inoltre, l’ idea stessa di trib\u00f9 \u00e8 un tentativo di imporre l’ identit\u00e0 dall’ esterno.<\/p>\n

Che questo sia accaduto \u00e8 comprensibile, date le esigenze dell’ amministrazione coloniale, ma questa contingenza storica non pu\u00f2 non comprendere la dinamica della variazione stilistica in Africa. Il senso di identit\u00e0 che gli individui e i gruppi indubbiamente hanno con gli altri, che \u00e8 stato frainteso come “trib\u00f9”, ma che viene meglio definito come “identit\u00e0 etnica”, \u00e8 qualcosa che deriva dal rapporto costruito attraverso molte reti diverse: chi si pu\u00f2 sposare, la propria lingua e le proprie appartenenze religiose, il capo la cui autorit\u00e0 si riconosce, chi sono i propri antenati, il tipo di lavoro che si fa, e cos\u00ec via. A volte l’ arte africana gioca un ruolo in questo, come quando un culto religioso o un capo o una gilda impiega manufatti distintivi come segno di unicit\u00e0. A volte i confini sono basati sulle differenze linguistiche, ma questo pu\u00f2 essere casuale.<\/p>\n

Per quanto riguarda le differenze di stile, si verificano regolarit\u00e0 di forma e tradizione tali che \u00e8 possibile attribuire particolari oggetti d’ arte africani a luoghi, regioni o periodi particolari. Quattro variabili distinte rendono possibile questo tipo di identificazione stilistica. Il primo \u00e8 la geografia, in quanto, a parit\u00e0 di altre condizioni, le persone in luoghi diversi tendono a fare o a fare le cose in modi diversi. Il secondo \u00e8 la tecnologia, in quanto in alcuni settori le differenze di stile dipendono dal materiale impiegato.<\/p>\n

Il terzo \u00e8 l’ individualit\u00e0, in quanto un esperto pu\u00f2 identificare le opere di singoli artisti; l’ incapacit\u00e0 di farlo deriva solitamente da una mancanza di familiarit\u00e0. Il quarto \u00e8 l’ istituzione, in quanto la creazione di opere d’ arte avviene sotto l’ influenza delle istituzioni sociali e culturali caratteristiche di ogni luogo.<\/p>\n

Ma gli artefatti possono essere scambiati e poi copiati; gli artisti stessi possono viaggiare; le istituzioni, complete di artefatti associati, possono spostarsi o diffondersi da una zona all’ altra, a volte perch\u00e9 vengono copiati da un popolo vicino, a volte perch\u00e9 acquistati, a volte come risultato della conquista. Il risultato finale \u00e8 una complessit\u00e0 stilistica nell’ arte africana che sfida la facile classificazione.<\/p>\n

I nomi precedentemente intesi come riferirsi alle trib\u00f9 possono tuttavia continuare ad essere usati come stenografia conveniente, purch\u00e9 ci si renda conto che non tutti rappresentano categorie equivalenti. Un nome tribale pu\u00f2 riferirsi ad un gruppo numerato non pi\u00f9 di qualche migliaio; un altro pu\u00f2 riferirsi alla lingua parlata in una determinata area; un altro pu\u00f2 riferirsi ad un impero che comprende popoli di distinte identit\u00e0 storiche.<\/p>\n

Scultura e arti associate<\/h2>\n

Anche se il legno \u00e8 il mezzo pi\u00f9 noto della scultura africana, molti altri sono impiegati: leghe di rame, ferro, avorio, avorio, ceramica, argilla cruda e, raramente, pietra. L’ argilla cruda \u00e8 – e probabilmente \u00e8 sempre stata – il mezzo pi\u00f9 utilizzato in tutto il continente, ma, anche perch\u00e9 \u00e8 cos\u00ec fragile e quindi difficile da raccogliere, \u00e8 stata ampiamente ignorata in letteratura. Piccole figurine di argilla cotta sono state scavate in un tumulo a Daima, vicino al lago del Ciad, a livelli risalenti al 5\u00b0 secolo o precedenti, mentre altre sono state trovate in Zimbabwe nei giacimenti dell’ ultima parte del I millennio.<\/p>\n

Entrambe queste scoperte implicano una fase ancora pi\u00f9 precoce della modellazione dell’ argilla cruda. Circa l’ epoca di questi livelli pi\u00f9 bassi a Daima (che rappresentano un neolitico, o New Stone Age, economia pastorale), pi\u00f9 a ovest fior\u00ec la cultura del Nok completamente Iron Age, producendo grandi sculture cave in ceramica ben cotta, alcune delle cui caratteristiche stilistiche implicano ancora prototipi in legno.<\/p>\n

Le fusioni in lega di rame con la tecnica del cire-perdue (“a cera persa”) testimoniano le grandi realizzazioni scultoree fin dal IX secolo, quando i fabbri di Igbo Ukwu (in quella che oggi \u00e8 la Nigeria) gettavano il bronzo al piombo, che \u00e8 altamente duttile, e si buttava il rame, che non lo \u00e8. Circa tre o quattro secoli dopo, i fabbri di Ife, apparentemente inconsapevoli del fatto che il rame non legato non era adatto per la colata (o forse per dimostrare il loro virtuosismo), lo usarono per produrre capolavori come la figura seduta in un santuario a Tada e la cosiddetta maschera Obalufon nel Museo dell’ Ife.<\/p>\n

Infatti, gli ottoni di zinco sono stati utilizzati pi\u00f9 del rame non legato. Il pi\u00f9 grande corpus di quest’ opera \u00e8 del Benin, dove gli ottoni di zinco venivano usati quasi esclusivamente. Queste fusioni in lega di rame, insieme alle sculture in ceramica (la cui storia tracciabile risale ancora pi\u00f9 lontano), sono la principale testimonianza della storia antica della scultura nell’ Africa subsahariana.<\/p>\n

Sculture in ferro battuto si trovano in una serie di tradizioni, soprattutto in Africa occidentale, tra cui i popoli Dogon, Bambara, Fon e Yoruba.<\/p>\n

La scultura lapidea si trova in diversi centri separati, impiegando sia roccia dura che morbida, ma di solito non c’ \u00e8 molta evidenza di uno sviluppo attraverso il tempo in un unico luogo. Avorio \u00e8 un mezzo molto apprezzato in molte parti dell’ Africa. La sua texture fine lo rende adatto per la scultura delicata, mentre la sua rarit\u00e0 porta al suo impiego in molte societ\u00e0 per oggetti di grande prestigio.<\/p>\n

Le sculture in legno africane sono scolpite con strumenti simili in tutto il continente. Un’ ascia pu\u00f2 essere usata per abbattere l’ albero, ma un adz, con il suo tagliente ad angolo retto rispetto all’ albero, \u00e8 usato per il lavoro sostanziale di intaglio. L’ abilit\u00e0 raggiunta con questo strumento \u00e8 sorprendente per l’ osservatore occidentale. I trucioli sottili possono essere rimossi con velocit\u00e0 e precisione, creando una superficie (soprattutto quando la forma \u00e8 convessa) che mostra leggere sfaccettature che catturano la luce e contribuiscono all’ interesse visivo.<\/p>\n

Lavoro pi\u00f9 complesso \u00e8 fatto con i coltelli. Un’ asta di ferro a punta riscaldata nel fuoco pu\u00f2 essere utilizzata per forare fori in una maschera per l’ attaccamento al costume e per permettere a chi lo indossa di vedere. La superficie della scultura \u00e8 talvolta lucidata con il lato di un coltello o levigata con foglie ruvide. I dettagli sono comunemente scelti con un metodo che prevede la carbonizzazione con un coltello rosso caldo (come tra gli Ibibio della Nigeria), oppure l’ intaglio \u00e8 immerso nel fango per scurirne la superficie prima di oliare (come tra i Danisti della Costa d’ Avorio).<\/p>\n

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