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Dipingere \u00e8 come trovarsi ogni volta di fronte ad un abisso. Lo sforzo fisico e mentale \u00e8 l\u2019eterna scelta. Ma subito dopo \u00e8 la luce, \u00e8 la forza, \u00e8 la poesia e musica. Che fortuna! Tutti i giorni compio un rito, che \u00e8 quello di affrontare la tela. Primo \u00e8 il disegno, affascinante e misterioso, pieno di sorprese fino alla fine. lo eseguo sulla tela con matite morbide acquerellabili dai toni bruni. Egli segna l\u2019ingombro, le forme.<\/p>\n
E\u2019 il concetto del quadro, non la sola figurazione. Poi con i colori acrilici arrivo al monocromo, dove fisso il disegno ricalcando il segno giusto e acquerellando il tutto facendo sciogliere la matita e lasciando solo pi\u00f9 l\u2019acrilico. L\u2019abbozzo del dipinto avviene usando i colori ad olio. Faccio impasti di colore ricercati anche se l\u2019intera gamma dei colori della mia tavolozza \u00e8 sempre quella, ma bastano pochi e differenti dosaggi per ottenere tinte ed atmosfere completamente diversi. Siamo giunti, dopo l\u2019abbozzo, alla fase finale: LA MAGIA.<\/p>\n
E\u2019 il momento delle velature, ovvero colori trasparenti che controllano le ombre rendendole \u201climpide\u201d e appunto trasparenti. Le velature, che controllano i toni dei colori sottolineando riflessi pi\u00f9 freddi o al contrario pi\u00f9 caldi. I \u201clumi\u201d, sono i colpi finali, quelli del virtuosismo e dell\u2019effetto ricercato. Applico ulteriori paste di colore puro nei punti di massima luce. A volte \u00e8 come ricominciare il quadro.<\/p>\n
Non \u00e8 mai finito, ecco perch\u00e8 si continua a dipingere, e questa piacevole ossessione riempie la vita.<\/p>\n
Biografia<\/h2>\n
Ciro Palumbo \u00e8 nato a Zurigo nell’anno 1965. Fin da bambino ha mostrato una grande predisposizione per l’arte, mestiere che poi diventer\u00e0 negli anni il suo pane quotidiano.<\/p>\n
Dopo aver Frequentato a Torino le scuole superiori per apprendere le tecniche pi\u00f9 professionali per svolgere la professione di disegnatore pubblicitario, si \u00e8 specializzato sia nella grafica che come direttore artistico.<\/p>\n
E’ restato per\u00f2 sempre fedele alla passione pittorica e date le sue grandi capacit\u00e0 tecniche e soprattutto inventive ha cominciato ad operare presso una moderna \u201cbottega d\u2019arte\u201d riscuotendo numerosi successi che gli hanno permesso di non mollare e andare sempre avanti verso una crescita pi\u00f9 florida.<\/p>\n
Comincia cos\u00ec una lunga serie di sperimentazioni e ricerca che negli ultimi anni lo hanno portato a perfezionare la sua poetica, mettendo a fuoco il \u201cmestiere\u201d e come dice lui stesso: \u201c\u2026a cominciare veramente e con umile devozione a fare il pittore\u2026\u201d<\/p>\n
La Critica di Vittorio Sgarbi<\/h2>\n
Ciro Palumbo \u00e8 un affabulatore di momenti astorici e atemporali. Ci troviamo qui di fronte a una pittura dove l’ispirazione metafisica si esplica in un insieme immaginifico e surreale, in una messa in scena di elementi figurali che non riconducono a significati precisi. L’artista mette in atto un gioco plastico e visionario di presenze,che rivela esplicitamente una consonanza con Giorgio de Chirico e con Alberto Savinio.<\/p>\n
Dal primo, Palumbo ha ereditato la bella stesura pittorica, il senso geometrico della struttura spaziale, e da Alberto Savinio il modo curioso di ammiccare con le immagini, in un gioco voluto e ben calcolato di contraddizioni. La caratura concettuale di queste composizioni \u00e8 decisamente intensa, ma questo non basterebbe a reggere una disamina critica, se non si basasse su un intingolo pittorico che privilegia i toni intensi e senza sfumature, applicati con maestria sulla struttura narrativa del disegno preparatorio. Meditativo nel procedere, questo artista usa i colori acrilici ma, come spiega egli stesso, il primo abbozzo nasce dal colore ad olio. Capace di esaurire tutte le potenzialit\u00e0 della tavolozza, le sue velature controllano ed esaltano la stesura cromatica, che gioca sempre di contrappunto fra tono e tono.<\/p>\n
Ogni quadro rievoca la classicit\u00e0 in un assemblaggio apparentemente incongruo di elementi compositivi plasticamente forti. \u00c8 un impianto che poggia su elementi figurali tipici della metafisica dechirichiana, interni geometrici, sfondi naturali, sculture marmoree, ruderi e colonne squadrate, ma anche sul giocoso accostamento a balocchi colorati, barchette, palloni, e tasselli da costruzione.<\/p>\n
Lo spazio che circonda questo mondo colorato \u00e8 per\u00f2 ampio e in gran parte abitato dal vuoto, che allude ad assenze senza ritorno. Sono architetture senza tempo, dove la qualit\u00e0 pittorica si rivela in una delineazione estremamente precisa, senza sbavature.<\/p>\n
Pittore di tradizione, che si rif\u00e0 evidentemente alla lezione psicanalitica sulle simbologie oniriche, egli non insiste tanto sull’immaginario archetipico, quanto sull’esplicitazione freudiana dell’inconscio, sull’esplorazione del rimosso. I suoi sogni sono costruiti a tavolino, come la narrazione di una irrealt\u00e0 ormai acquisita alla consapevolezza. Sono fiabe colte che si avvalgono dei reperti della Grecia antica, quella dei viaggi e degli assedi omerici, ritrovati in tutto il loro sapore fiabesco, quindi provocatoriamente estranei a una seriosa lettura critica o filologica.<\/p>\n
Infatti, e in modo persino ossessivo, egli ripete in molte composizioni il tema dell’isola, gi\u00e0 caro a B\u00f6cklin, ma non pi\u00f9 tanto nel significato intimista, privato e nevrotico di un sogno da cui non si riesce a uscire, quanto piuttosto col gusto di una citazione, di un omaggio ai maestri e ai poeti che hanno ripreso quel tema, trasformandolo in una sorta di metafora dell’esplorazione e del tentativo di appropriazione dello spazio.<\/p>\n
O forse questa inquietante presenza in mezzo al mare non \u00e8 neppure una citazione culturale, quanto piuttosto il senso di una meta utopica, fortunatamente irraggiungibile, di un viaggio nella conoscenza di s\u00e9, dove conta molto di pi\u00f9 il percorso dell’arrivo.<\/p>\n
In questo consiste anche il senso del fare arte, che si fonda proprio sull’inesauribilit\u00e0 della ricerca, sulla natura incompiuta della creazione umana. La classicit\u00e0 metafisica di Palumbo ci fa dunque riflettere sulle ragioni stesse della nostra cultura cos\u00ec radicata nel Mediterraneo, nel rapporto fra il cielo il mare e la terra, fra il passato e il presente, fra la delusione e l’illusione, fra la follia e la ragione.<\/p>\n
La critica di Franco Nicola Amenduni<\/h2>\n
Viene spontaneo chiederci, in questi nostri giorni di ansiosa ricerca, se alcuni codici di crittografia pittorica – da molto tempo definiti “moderni” – non incomincino, in realt\u00e0, ad essere alquanto frusti, cio\u00e8 visti e rivisti da troppo tempo, fissi ormai in un clich\u00e8 di elucubrazione:<\/p>\n
Si deve immediatamente aggiungere, per\u00f2, che risulta alquanto difficile ed implica pertanto una certa dose di coraggio, non solo il fare una affermazione come questa, ma soprattutto di dipingere in modo che sostenga un tale postulato, cio\u00e8 in maniera onesta, che non segua correnti di clans e non giochi a darla ad intendere.<\/p>\n
La pittura di Ciro Palumbo si distingue per la sua concezione estetica, che \u00e8 in aperta polemica con alcune aberrazioni alle quali assistiamo, da troppi anni ormai, sotto l’etichetta di vera arte d’avanguardia. Palumbo intende essere d’avanguardia facendo della pittura sul serio, cio\u00e8 creando un suo diagramma di toni, che si fondono per armonizzare e cambiano per trascolorare.<\/p>\n
L’interpretazione di “ci\u00f2 che esiste” diviene iperrealismo e quindi irrealt\u00e0 e sogno. L’iperrealismo infatti (se non fosse il caso di ricorrere ad una definizione, ben sapendo che l’arte sconfigge ogni definizione o formula), diviene mondo astratto, perch\u00e8 leviga il dettaglio ed esalta i contorni o i piani sino a creare felicissime iperboli. Nato a Zurigo nel 1965 frequenta a Torino le scuole superiori di Disegnatore Pubblicitario che lo fanno approdare alla professione per alcuni anni.<\/p>\n
Ciro Palumbo possiede un mestiere, ma non permette mai che questo mestiere diventi il confine della sua anima; al contrario, lo vuole mezzo espressivo per riflettere il proprio spirito, prima ancora di lasciar traspirare la sua personalit\u00e0.<\/p>\n
E l’artista si cimenta su di una panoramica compositiva, il cui orizzonte include soprattutto quelle mirabili opere che vanno, grazie alla sua miracolosa tecnica, oltre la realt\u00e0. I soggetti utilizzati dall’artista posseggono una propria nobilt\u00e0, una sua aristocrazia che non \u00e8 pi\u00f9 il “il reale”, ma \u00e8 l’incanto che conduce all’incantesimo.<\/p>\n
Se \u00e8 vero che la produzione pittorica del maestro \u00e8 sempre stata ad un livello di coscienzioso impegno, \u00e8 anche vero che alcune tappe evolutive possono essere individuate lungo un percorso di continuo superamento. Ed \u00e8 stato interessante notare come critici pi\u00f9 severi, abbiano da sempre concesso a Ciro Palumbo una valutazione che \u00e8 sinonimo di stima, di frequente riconoscimento e molto spesso di plauso. La pittura del maestro convince tutti ed \u00e8 contesa dagli amatori.<\/p>\n
Ciro Palumbo ha esposto in vari Paesi d’Europa e oltre oceano, in mostre collettive e personali, ottenendo ampi consensi. Ma forse il consenso determinante lo hanno sempre dato e lo stanno dando con un crescendo meraviglioso i mercanti d’arte ed i collezionisti pi\u00f9 ambiziosi di Firenze, Verona, Treviso, Napoli e di altre citt\u00e0 italiane che, perseguendo una costante ricerca delle opere di questo straordinario pittore, ne hanno aumentato le quotazioni, elevandole ad un livello di prestigio internazionale.<\/p>\n
“Il Sogno Dell’Angelo” a cura di Carla Piro<\/h2>\n
Un leggero brivido aveva percorso dall\u2019interno la tela, mentre un rapido segno di colore ne solcava la superficie indefinita. Era l\u2019alba di percezioni inconsapevoli nella figura nascente. Ogni gesto impresso dall\u2019esterno trovava corrispondenza dentro il quadro. Non erano ancora sensazioni, perch\u00e9 il tratto lieve abbozzava appena su quel nitore una sagoma femminile dalle ali raccolte.<\/p>\n
Il nulla oscuro e sospeso fuori del tempo, in cui ella aveva fluttuato fin ad allora, era stato rotto da impressioni inaspettate e discontinue, sollecitate dal lavorio febbrile dell\u2019artista.<\/p>\n
Non vi era coscienza, n\u00e9 chiarore in quell\u2019idea di angelo che fremeva nella mano creatrice; solo percezioni inespresse e non comprese dalla figura in bozzolo, priva di passato . Via via la forma si andava delineando: mentre il pittore rappresentava l\u2019idea, senza saperlo ne disegnava l\u2019identit\u00e0, consegnandole una coscienza che per gradi usciva dall\u2019oscurit\u00e0 dei sensi. Prima un braccio tracciato, poi le spalle, quindi le ali: per l\u2019essere indefinito brancolante nel buio erano brividi e sussulti.<\/p>\n
All\u2019improvviso la luce: accecante, calda, terribile che rappresentava – per chi da sempre nel nulla- la soglia dell\u2019ignoto. Lui proseguiva nel fissarne il volto, i lineamenti, il capo ed a lei si dischiudeva un mondo sconosciuto ed un fermento nuovo. Finch\u00e9 quello sguardo appena dipinto aveva incrociato gli occhi dell\u2019autore ed una scintilla aveva acceso ambedue. Ancor pi\u00f9 impetuoso il pennello assediava la tela, mosso dall\u2019ansia di tradurre in atto il sogno accarezzato a lungo: dal bozzetto al colore, infine le velature che davano vita al carnato di quell\u2019essere dalle sembianze femminili ed angeliche insieme.<\/p>\n
Ed ella, che fino ad allora aveva provato percezioni indistinte, avvertiva sulla pelle ormai definita il tocco di una carezza vibrante, mal tollerando la costrizione di un universo a due dimensioni. Sostenuto da un impeto irrazionale l\u2019artista interveniva ancora con luci ed ombre, per conferire realt\u00e0 illusoria alla forma senza vita. Pennellate impazienti, gesti appassionati e movimenti impulsivi si susseguivano scuotendo entrambi: il creatore e la creatura.<\/p>\n
Inaspettata una folata di vento aveva spalancato la finestra distogliendolo dall\u2019immagine; solo per un momento Poi il battito d\u2019ali: un soffio impalpabile di piume aveva lasciato deserta la tela Allora egli ne avvert\u00ec la presenza.<\/p>\n
Intervista al Maestro Palumbo a cura di Linda Altomare<\/h2>\n
Il percorso artistico di Ciro Palumbo pu\u00f2 essere considerato un percorso che \u00e8 destinato a non fermarsi, a non perdersi nel mare dell’inconcludenza, a non scontrarsi con il muro dell’incomprensione. E’ sempre difficile, anche se spesso agognato, incontrare artisti che possano fregiarsi di questo “nobile” appellativo, appartenuto a uomini che dell’arte hanno fatto una ragione di vita, che l’arte l’avevano nel cuore e nell’anima e non solo nella mente. Incontrando Ciro Palumbo \u00e8 sempre un arricchirsi lo spirito, \u00e8 volare con la fantasia, \u00e8 sentirsi liberi dentro.<\/p>\n
La tua pittura appare corposa, tattile eppure ha il potere di catapultare lo spettatore nel Sogno, fa rincorrere i ricordi; come lo spieghi?<\/em><\/p>\n Forse nel mio desiderio di raccontare delle storie. Mi piacerebbe scrivere un libro di racconti, di illustrare sogni surreali con parole e suoni. Inoltre non c’\u00e8 niente di meglio nel cominciare con “C’era una volta…” ed ecco l’entrata in gioco dei ricordi, che diventano fondamentali.<\/p>\n Le immagini che proponi “profumano” di simbolismo, di metafisica: \u00e8 un aroma destinato a perdersi nell’aria?<\/em><\/p>\n No, assolutamente. \u00c8 la scia che st\u00f2 seguendo e che mi piacerebbe continuare a scoprire. Credo che l’uomo abbia bisogno di simboli, o almeno ne senta il bisogno. I simboli gli servono per afferrare ci\u00f2 che altrimenti non sarebbe rappresentabile; e se poi oggetti e figure, seppur inconsueti, sono rappresentati in una magica suggestione, il mix \u00e8 tale da creare quell’aroma “Metafisico” persistente nel mio studio.<\/p>\n – Ti sei accostato a queste correnti artistiche per vicinanza di intenti o \u00e8 stato un percorso naturale?<\/em><\/p>\n Credo fondamentalmente che la frequentazione dello studio del mio maestro A. Nunziante, abbia influito (dopo numerose chiacchierate davanti al cavalletto) nel cercare di capire un’ opera di Savinio o di Giorgio De Chiririco. E poi sugli scaffali pieni di libri del mio studio, i due maestri hanno un posto d’onore. Prima sfogliando i libri e poi ammirando (per fortuna) dal vero alcune opere, sono rimasto colpito dall’atmosfera, la poetica, il ” profumo” di quella luce, di quell’attimo. E poi i colori e la filosofia di fondo ti penetrano e naturalmente cominciano a costruirsi sulla tua tela delle immagini che ti riportano a quelle tematiche. E’ un processo naturale, per chi ci crede. Tentare oggi di dipingere e di parlare di una “nuova metafisica”, certo non \u00e8 compito mio, diciamo che io dipingo un mondo che forse tenta di ripercorrere quelle vie.<\/p>\n Ci\u00f2 che mi ha sempre colpito dei tuoi quadri sono i cieli; quel turbinio di colori che sembrano soffiati, quelle forme scomposte eppure cos\u00ec in armonia con l’intera composizione. Parlacene.<\/p>\n Il cielo \u00e8 uno dei personaggi dei miei dipinti. E’ l’elemento, seppur impalpabile, che determina lo stato umorale dell’opera. In alcuni casi \u00e8 un “fondo” che mi serve per esaltare il soggetto, ma pur sempre vitale, presente. Il cielo \u00e8 il “sogno”, \u00e8 l’aria aperta \u00e8 l’avventura del viaggio. E poi mi piace inventare architetture fatte di nuvole e farle attraversare dalla luce, come una forza positiva che esplode.<\/p>\n Per molti artisti l’arte a volte \u00e8 sofferenza, anche fisica, io invece ho sempre pensato che creare il bello potesse solo far gioire, far sentire felici; cosa \u00e8 per te creare un’opera d’arte?<\/em><\/p>\n Ho in mente l’opera creativa divina della nascita di un bambino, il meraviglioso momento del parto, che attraverso la sofferenza giunge ad una felicit\u00e0 assoluta. Mi sento di usare questo paragone per il grande rispetto che ho per ogni momento creativo che riempie la vita di un uomo. In realt\u00e0 credo che creare sia uno sforzo che parte dallo spirito, \u00e8 pensiero ed opera di mano.<\/p>\n Ammirando le tue opere sembra che siano state create nel momento in cui i ricordi si riflettono negli occhi; \u00e8 cos\u00ec oppure c’\u00e8 una lunga e sofferta preparazione?<\/em><\/p>\n Ogni volta che mi accingo a lavorare su un’idea \u00e8 gi\u00e0 avvenuto tutto il processo di costruzione del quadro. Facilmente mi innamoro di una luce, di una atmosfera, a cui aggiungo i miei oggetti che puntualmente aspettano il loro turno. Poi tutto avviene meccanicamente. Quando mi concentro su un concetto, ripetutamente disegno e dipingo oggetti ed ambienti fino a quando non esaurisco il desiderio di comunicare.<\/p>\nCome Nasce un’opera di Ciro Palumbo<\/h2>\n
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