<\/a>\n\t\t\t<\/div><\/figure>\n\t\t<\/div>\n\nSe \u00e8 vero che con la ragione non si pu\u00f2 spiegare proprio tutto, possiamo per\u00f2 almeno provarci\u2026Arthur Schopenhaur nelle cinquanta massime in cui espone \u201cL\u2019arte di essere felici\u201d, ci rende la sua personale visione di ci\u00f2 che \u00e8 la felicit\u00e0 e cio\u00e8 la mera assenza di dolore, si \u00e8 felici non perch\u00e9 si raggiunga una chimerica felicit\u00e0, ma perch\u00e9 si riesce ad arrivare ad uno stato di assenza di dolore.<\/p>\n
Attraverso il suo risaputo pessimismo, il filosofo ci detta massime applicabili in tutti i campi ed in tutti i momenti e grande influenza il suo pensiero ha avuto nel mondo delle arti figurative.<\/p>\n
Grazie a filosofi come Schopenhauer crolla nel novecento l\u2019idea di bellezza e crollano definitivamente vecchi e superati canoni estetici che ne vincolavano la rappresentazione, partendo da questo presupposto si pu\u00f2 decisamente affermare che molta arte del novecento \u00e8 decisamente bella, bella non nella rappresentazione, ma bella perch\u00e9 trasmette bellezza, intesa come ricerca, trasformazione, impegno e fantasia.<\/p>\n
Guardando la produzione artistica di Nicola Vietti con mero occhio da spettatore e non da chi attraverso la figurazione cerca di orientarsi nel pensiero, viene spontaneo dire che l\u2019artista o ama enormemente le donne in quanto tali, o le disprezza a tal punto da sformarle e ridicolizzarle in buffe ed esasperate caricature.<\/p>\n
Ad una pi\u00f9 approfondita analisi, si percepisce che Vietti ama non la figura femminile che da secoli \u00e8 primaria fonte d\u2019ispirazione per tutte le arti e che particolare successo ha avuto nella rappresentazione pittorica, ma la donna nella sua essenza, Vietti difatti rappresenta allegre e irreali donnine, allegoriche figure che sono figlie o nipoti di quelle illustrazioni pubblicitarie dei primi decenni del novecento, fiorite soprattutto negli Stati Uniti d\u2019America e importate in Italia con il turismo e con le guerre.<\/p>\n
Nicola Vietti esalta trasformandola, la figura femminile e la civetteria propria delle donne, cos\u00ec Eva \u00e8 rappresentata esagerata in tutto, nel trucco, nelle forme, nella spesso provocante posa e negli atteggiamenti. Non si pu\u00f2 accostare il lavoro di Vietti a nessun altro artista contemporaneo, pur se per i temi trattati la mente corre a pittori famosi come Botero o Bueno, ma le loro pur interessanti figure, non raggiungono mai la freschezza e la leggerezza che meriterebbero e Botero soprattutto conferisce alla rappresentazione una troppo rigida impostazione formale, mentre nel lavoro di Vietti si percepisce un alone di gioco e di leggera irriverenza che realizzano quella piacevolezza alla vista.<\/p>\n
“Le donne opulente di Vietti \u2013 tra eros e fantasia”<\/h2>\n
Tutta l\u2019opera di Vietti \u00e8 incentrata sulla figura femminile, non scarna ma piena , dalle forme tonde, che trae le sue origini dalla carnalit\u00e0 rubensiana fino a Botero e Bueno. Ci\u00f2 che coglie l\u2019osservatore al primo impatto \u00e8 l\u2019ironia, la favola dove vince la donna preponderante sull\u2019uomo piccolo, minuscolo e in entrambi arde il desiderio.<\/p>\n
La donna di Vietti non fa diete, \u00e8 bulimica, \u00e8 come una torta di fragole e panna, dolce, rotonda ma sensuale. Un sogno per chi rincorre un mondo diverso, dove la fantasia si sente rinfrancata da un porto sicuro, fatto d\u2019amore e di tenerezza. Perch\u00e9 sono tenere le donne di Vietti, morbide come la seta le carni rosee, i volti di pesca.<\/p>\n
La consistenza della materia pittorica sembra quasi smaltata, i tenui colori pastello preannunciano l\u2019atmosfera di sogno che si respira in ogni sua opera. Gli uomini di Vietti quando non sono minuscoli, sono posti dietro alla donna, l\u2019abbracciano o si abbracciano ed \u00e8 un fragore di muscoli e di carni profumanti di vaniglia. Tutto \u00e8 dolce e l\u2019atmosfera rarefatta, sembra di vivere in una favola senza fine.<\/p>\n
Una struggente bellezza pervade il mondo di questo artista, una messa in scena continua, dove ogni personaggio sembra recitare una parte tra il serio e il faceto e sempre l\u2019ironia compare sorniona e sfuggente. Donne e uomini si amano, si vogliono, si prendono e si lasciano; l\u2019eros assume il dominio totale dei corpi e delle anime. Corpi e anime incantate perse nel vortice delle passioni ma surreali nella loro irrealt\u00e0, questo l\u2019universo di Vietti.<\/p>\n
Rosa Spinillo<\/p>\n
Nicola Vietti conduce l’interlocutore negli spazi sereni, seppure pensosi, di un’ironia raffinata e allo stesso tempo innocente come innocenti sono<\/p>\n
anche i pi\u00f9 dolorosi giochi delle fiabe. Le fiabe e il fiabesco sono un esito della fantasia che sfugge alla strotipia del quotidiano ed elabora in lontane realt\u00e0 possibili dell’animo le situazioni e gli oggetti del tempo e dello spazio razionali. Un’ evasione ammiccante , ma senza l’ intenzionalit\u00e0 definita<\/p>\n
dell’ammiccamento che stabilisce un’intesa cosciente, finalizzata; i personaggi di questo artista offrono un loro modo d’essere lasciandolo<\/p>\n
indefinito e cangiante, sospeso sulla contentezza di un gioco appena iniziato che per\u00f2 non dice di se stesso che non sar\u00e0 mai interrotto. Questi personaggi sono uomini, donne e bambini che sono semplicemente bambini; bambini che forse giocano a fare le donne e gli uomini, oppure<\/p>\n
donne e uomini che non sono riusciti a cancellare la loro dimensione bambina. Bambolotti come persone o forse persone che vivono come bambolotti. La fragilit\u00e0 dell’infanzia e la divisa della vita sociale adulta si sposano e si contraddicono a vicenda sortendo una certa tenerezza nello spettatore che finisce col chiedersi quanto teme di assomigliare a loro o piuttosto quanto amerebbe essere come loro sono.<\/p>\n
Dal punto di vista stilistico, la linearit\u00e0 delle forme leggermente plastiche contribuisce ad evocare proprio quella prima tenera et\u00e0 accudita che sempre resta a legare l’individuo al mito della sua infanzia; il cromatismo delicato della tavolozza pastello presenta a volte un tono di forte timbricit\u00e0 nel delineare un qualche particolare della composizione quasi come una spia sfuggita al controllo pacato dell’ artista che denuncia, in qualche angolo di quel sogno, la presenza di un affetto pi\u00f9 acceso.<\/p>\n
D’altro canto la stereotipia degli atteggiamenti, volutamente statici, quasi fissati in un tempo rigido, conducono ad un presente reale e diverso da quello evocato. Ma \u00e8 anche una compostezza garbata che smussa i contrasti riportando il tono su una felicit\u00e0 fanciullesca di ” buon comportamento”, che avr\u00e0 il suo premio.<\/p>\n
In fondo l’artista porta un dono silenzioso e ricco di fantasia ad ogni individuo che si lascia andare, anche per un solo attimo, dietro l’attesa, completamente gratuita e fin e a se stessa, che si avveri un sogno; un sogno che si avvera semplicemente in quanto c’\u00e8 chi lo sogna e lo vive cos\u00ec, sospeso nel tempo di quelle ” ragioni del cuore” tanto care a Pascal.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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