Claudio Malacarne

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“La pittura di Claudio Malacarne” a cura di D.Montalto

Un duraturo ritorno alla pittura dipinta caratterizza l’arte contemporanea nell’ ultimo decennio. Un recupero del “mestiere” che sembra essersi diviso in due filoni culturalmente e commercialmente egemoni: il neo grottesco infantile, figlio di Basquiat e dei vari graffitismi pseudourbani; e il copioso, talora stucchevole perfezionismo accademico di matrice fotorealista.

In questo scenario, che da tempo non registrava convincenti novità, spicca però singolarmente il lavoro di Claudio Malacarne, pittore mantovano dal talento e dal percorso ormai conclamati. La sua produzione figurativa e paesaggistica segna le ragioni poetiche di una pittura che guarda all’attualità del passato, alla grande e perdurante lezione dei Fauves, degli Espressionisti germanici e mitteleuropei, di certo Novecento italiano.

La sua vigorosa pittura, di prima intenzione ma anche raffinata, si segnala infatti per una singolare forza istintiva, il cui equivalente linguistico sono un’iconografia icastica e primaria, una gestualità solenne e un cromatismo sonoro.

Questa sua indole sauvage, che rinvia indubbiamente alle avanguardie storiche della modernità, da Cézanne a Picasso, risulta però nutrita e temperata da una profonda cultura compositiva, da una nitida consapevolezza della funzione della luce e del colore, al fine di rendere la matissiana musicale joie de vivre di quella sfera simbolica mediterranea alla quale l’artista sente di appartenere.

I bellissimi quadri di Malacarne – vedute di parchi e di giardini immerse in una luce meridiana; musicisti; bagnanti in acque cristalline; ritratti di animali esotici, a comporre un originale bestiario” tropicale – risultano costruiti pittoricamente sul supporto tramite dense e materiche textures coloristiche, appaiono implosive di energia e “ritagliate” su sfondi compatti, campiti di cromìe innaturalistiche ma calde: arancioni, gialli accesi, verdi acquosi, rossi violacei, blu intensi, colori tutti che rimandano otticamente a un eden ideale e, più profondamente, all’interiorità, all’io dell’autore, a un sentimento di fuga e di bellezza peculiarmente attuale, nel quale tutti possiamo riconoscerci.

I sapienti dipinti di Malacarne, dinamici ma ripuliti d’ogni aneddoto o racconto pedante e impostati invece, unicamente, sulla forma, évocano serenità e innocenza. Masse e tarsie di colore li animano, costringendo l’osservatore a leggerne la sottigliezza ottica tramite un’indagine ravvicinata, soffermandosi sul macro-dettaglio, sul pennellare che diviene liberamente astratto.

Impaginata con somma eleganza, la pittura di Malacarne è una scena atemporale, collocata fuori dalla cronaca e dalla verosimiglianza del réportage, bensì appartenente al regno degli archetipi, dove primeggia la poesia, e dove il tema, sempre elettivo, ci restituisce con accenti nuovi e attuali – nell’epoca dell’immagine virtuale – la sorprendente vitalità della pittura.

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