Antonio Bueno – Tra ironia e dissacrazione

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Antonio Bueno Autoritratto 1946“Antonio Bueno – Tra ironia e dissacrazione
a cura di R. Spinillo

Uno dei grandi protagonisti del Novecento insieme al fratello Xavier è Antonio Bueno, nato nel 1918 a Berlino da genitori spagnoli. Dopo aver compiuto i primi studi in Spagna, frequenta il liceo a Ginevra.

Successivamente si iscrive all’ Accademia di Belle Arti di Ginevra sotto la guida del pittore post-cubista Blanchet dal quale  inizia ad apprendere i primi rudimenti del disegno. Si trasferisce poi a Parigi nel 1937, si iscrive all’ Ecole de Beaux Arts e inizia a lavorare nell’atelier del pittore fauve Guérin.

Dopo avere ben assimilato gli insegnamenti ricevuti di impronta post-cezanniana comincia a interessarsi alle tecniche dei primitivi fiamminghi e all’avanguardia del Surrealismo. Arriva il momento dell’ esordio nel 1938 al Salon des Jeunes, dove espone illustrazioni per “ Le voyage au bout de la nuit” di Célin.

Nel ’39 è in Italia col fratello Xavier, a Firenze dove vi si stabilisce. Inizia per entrambi un periodo di profonde esperienze, l’amicizia con De Chirico, che segnala A. Bueno,nei “Ricordi della mia vita” come uno dei dieci pittori più validi del suo tempo. Fino a quel momento le ricerche di Bueno partono dall’astrattismo di Le Corbusier e di Mondrian da un lato,  dall’altro dal realismo analitico dei surrealisti e dei primitivi.

Dopo aver aderito alla metafisica Bueno teso a un linguaggio originale, realizza monocromi e tele di stampo neo-metafisiche. Ma saranno profonde le divergenze che in seguito lo allontaneranno dai pittori della realtà e dallo stesso De Chirico.

Raccoglierà in Francia, Germania e Olanda negli anni ’50, molti successi. Allestirà una prima personale a Milano e contemporaneamente a Firenze collabora alla rivista “ Numero”, dedicandosi ad esperienze di pittura astratta e di figurazione geometrica.

Sono questi gli anni dei grandi viaggi e delle presenze alle Esposizioni Internazionali, alternate a personali in Italia e negli Stati Uniti.

Verso gli anni ’60, il monocromatismo della sua pittura si accentua fino ad affiorare in essa il problema della raffigurazione dell’uomo, successivamente della dilatazione e della defigurazione.

Il percorso artistico di Bueno diventa tortuoso ma nello stesso tempo lineare, le tappe più recenti del suo percorso sono sempre annodate sul medesimo  filo conduttore, una sorta di narrazione per immagini dove l’elemento metaforico  è sempre il più significativo.

Il segno degli anni ’60 è scarno e si ricollega alla sua “segnaletica casalinga”, ai suoi oggetti “neo-metafisici”, alla sua spazialità prospettica e astratta, anticipando le prossime esperienze del Gruppo 70.

La sua è una volontà di superare l’esperienza informale e dell’ arte pop, per giungere alle manifestazioni interartisti -che – in cui all’intervento pittorico si sostituisce l’elemento sarcastico-ironico. E’ in questa direzione che Antonio Bueno ha saputo realizzare le sue più efficaci esperienze,  recuperando non solo il pittoricismo ma lo spettacolo nel quadro, la teatralità.

Antonio Bueno utilizza una poesia di immagini sempre in chiave ironica e dissacratoria,  dando vita a una serie di opere di estrema bellezza mediante una rivalutazione degli aspetti plastico-formali già presenti nei suoi primi oggetti metafisici e nelle sue opere informali.

Alcune opere del pittore

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