Andy Warhol: le opere più famose

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Andy Warhol è da sempre uno degli artisti più iconici degli anni 60/70. Le sue opere, tra dipinti che raffigurano star di Hollywood a tele che omaggiano gli oggetti di uso comune hanno estimatori in ogni parte del mondo. La vita di Andy Warhol ha seguito diverse fasi, che lo hanno portato ad esplorare diverse correnti artistiche ben distinte tra loro.

Con il passare degli anni, Andy Warhol opere si sono ritagliate uno spazio nel cuore degli stimatori di questo eccentrico artista; diventando pezzi artistici con valutazioni da capogiro.

Gold Marilyn Monroe (1962)

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Dopo la sua morte per overdose di sonniferi nell’agosto del 1962, la vita e la carriera di Marilyn Monroe sono diventate un’ossessione per tutto il mondo. Warhol, innamorato dello stile e della cultura pop, ha acquistato i diritti di una foto pubblicitaria della diva per creare una serie di opere. L’idea comune che accumuna tutte le opere è che l’immagine di Marilyn doveva essere riprodotta più e più volte, come se si fosse trattato di un collage di foto provenienti da più giornali.

Il pensiero dell’artista, nel creare queste opere, è molto semplice. Dopo aver visto dozzine, se non centinaia di immagini di una star uno spettatore smette di vedere una persona raffigurata e trasforma quella persona in icona culturale popolare e consumistica. L’immagine avrebbe ottenuto la stessa “esposizione” di una scatola di cereali sugli scaffali dei supermercati. Un susseguirsi di immagini, che con il passare del tempo si focalizzano nella mente delle persone che vi passano accanto.

Nella sua “Gold Marilyn Monroe”, Warhol gioca ulteriormente sull’idea di icona, posizionando il volto di Marilyn su un grande sfondo dorato. Lo sfondo ricorda le pale delle cattedrali bizantine, che sono al centro della fede ortodossa tutt’oggi. Invece che osservare l’immagine di un dio, lo spettatore osserva il volto di una donna che è diventata famosa e che è morta a seguito di una terribile tragedia.

Mao (1973)

warhol mao

Un mix tra pittura e serigrafia, ha dato origine all’opera che vede utilizzata un’immagine di Zedong. Mao è stata realizzata durante l’elaborazione di una serie di opere collegate alla visita del presidente Richard Nixon del 1972 in Cina. Warhol ha preso l’immagine in bianco e nero di Mao dal suo Little Red Book (la famosa pubblicazione comunista di Mao) e ha creato centinaia di tele di differenti dimensioni di questo sovrano totalitario.

Alcune delle tele hanno dimensioni gigantesche, per evocare la natura dominante di Mao sulla Cina. Queste dimensioni monumentali, riecheggiano anche le imponenti rappresentazioni propagandistiche che venivano esposte in tutta la Cina durante la Rivoluzione Culturale.

Warhol ha trasformato l’immagine di Mao in un prodotto da supermercato, come le bottiglie della Coca-Cola, allineate sugli scaffali e disponibili in diversi formati. Il Mao di Warhol è ora un prodotto di consumo, un elemento fondamentale del capitalismo – o l’idea stessa che il comunismo vuole abbattere.

Autoritratti (1986)

warhol autoritratto

Warhol è da sempre un artista pronto a valorizzare la sua figura, e la serie di autoritratti che ha realizzato negli anni di attività ne sono la dimostrazione. Reinventare la propria immagine e la propria fisionomia, per farla diventare un’opera d’arte a tutti gli effetti. Basta pensare alla carriera di Warhol, da designer nerd, timido e calvo si è evoluto fino a diventare uno degli artisti più popolari del suo tempo.

L’utilizzo di immagini ripetitive anche nei suoi autoritratti, oltre alle immancabili parrucche che dovevano servire a nascondere la mancanza di capelli, ha seguito una realizzazione diversa da quelle delle sue tradizionali opere. In queste realizzazioni, le immagini differiscono per piccoli movimenti dell’artista, creando un gioco d’immagini ripetute ma che si sovrappongono tra di loro.

Warhol produce l’illusione del movimento, in un’opera realizzata con una tecnica che non è in grado di offrire questa sensazione. Uno dei suoi ultimi autoritratti, realizzato qualche anno prima della sua morte, mostra l’artista con la sua parrucca preferita sormontato da un intricato e drammatico gioco di ombre e luci.

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