Rodolfo Tonin

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Con il suo modo di stendere il colore come un segno incisivo di forza e di vitalità, Rodolfo Tonin crea paesaggi insoliti che rompono gli schemi figurali della tradizione. Sono lavori meditati che si aprono alla contemplazione di prospettive e primi piani eseguiti in campiture larghe e stimolanti, che si concentrano su scorci campestri dove, emblematicamente, è stata cancellata la presenza degli animali e degli uomini.

Questo modo di fare pittura si avvale di una sigla segnica fortemente vibrata, di una stesura persino violenta data dai cromatismi delle zone d’ombra che squarciano le prospettive come ferite inquietanti.

Lo scandire delle stagioni, sotto la ricognizione di uno sguardo straordinariamente acuto, opera da elemento di trasformazione delle sensazioni visive nelle curve di un greto, nelle linee scabre degli arbusti autunnali, nei colori dei fiori estivi, stimolando nell’ osservatore vibrazioni emotive, prima ancora dell’indubitabile apprezzamento estetico che suscita l’equilibrio compositivo della rappresentazione. Se la campagna e i fiori agiscono su questo pittore come una stimolo a tessere un gioco soprattutto segnico, nei casi in cui la cromia si affolla su tonalità più accese e su stesure più ampie, la raffigurazione dispensa all’osservatore illusioni visive che si allontanano dal riconoscibile. Nei momenti prospettici più profondi appaiono vedute atonali di un cielo appena segnato dalle nuvole, che nella sua freddezza lontana conferma l’intenzione pittorica di descrivere il silenzio. In altri momenti infine appaiono cromie persino lussureggianti, ma segnate in modo non eludibile da un presagio di disfacimento autunnale…

Biografia del Pittore Rodolfo Tonin

Rodolfo Tonin nasce nella provincia milanese nel 1959. Ha studiato al Liceo Artistico frequentando il corso professionale d’Arte di Arcisate, la Scuola d’Arte di Induno Olona, la Scuola di pubblicità a Varese.

Allievo del pittore L. Brunella opera nell’ambito dell’impressionismo, prediligendo una tavolozza dai colori vivaci, d’impronta fauvista. La sua carriera come pittore inizia nel 1979 quando vince il premio Besozzo vinto poi anche nel 1983, ha tenuto inoltre mostre personali sia in Italia che all’estero tra le quali citiamo in Italia: Sumirago (Villa Rusconi 1990) , Runo, Varese (“Musica in Villa” 1995 e “Futura antigua” sempre nel 1995) , Induno Olona (1981), Pordenone (1995), Vicenza ( 1995), Arte Fiera a Bologna nel 1993 e nel 1994, Pesaro nel 1994 allestita nell’Hotel Principe di Savoy, Urbania 1996. Torino “Arte e incontri ” 2005, “Segni vibrati” Ischia 2005 ( con relativa monografia dedicata all’evento), Gela “Art Gallery” 2006, collettiva Frida Arte “Fiera del Levante a Bari 2007, “Art Time Udine” 2007, collettiva “ Ursi galleria” 2008 Bari, Collettiva “Art Gallery” 2009 Città di Molfetta. All’estero : “ Fiera di Istambul” Turchia 1995, Expo Arte a Lugano (Palazzo dei congressi 1996), aereoporto di Lugano 1996 sempre con il procinio di Falpa promozione arte. Rodolfo Tonin è stato inoltre recensito da critici d’arte importanti come Vittorio Sgarbi, Fernando Noris ,Orietta Pinessi, Andrea Diprè.

Nel 2006 le sue opere sono comparse nella trasmissione televisiva “Tre minuti con Dipre” e negli anni 2006/07 ha partecipato alla televendita collettiva sul canale satellitare LA9 con falpa promozione arte. L’artista è stato inoltre pubblicato nel 2005 sul volume “ I Giudizi di Sgarbi”, nell’annuario Mondadori D’arte Moderna 2008 e 2009 e ancora nel 2005 “ Paesaggi Vibrati” Edito da Falpa promozione arte. Attualmente vive e lavora nella provincia di Varese. Le sue opere sono distribuite in esclusiva da : Falpa promozione arte.

Rodolfo Tonin, tratto da I Giudizi di Sgarbi 

Con il suo modo di stendere il colore come un segno incisivo di forza e di vitalità, Rodolfo Tonin crea paesaggi insoliti che rompono gli schemi figurali della tradizione. Sono lavori meditati che si aprono alla contemplazione di prospettive e primi piani eseguiti in campiture larghe e stimolanti, che si concentrano su scorci campestri dove, emblematicamente, è stata cancellata la presenza degli animali e degli uomini.

Questo modo di fare pittura si avvale di una sigla segnica fortemente vibrata, di una stesura persino violenta data dai cromatismi delle zone d’ombra che squarciano le prospettive come ferite inquietanti.

Lo scandire delle stagioni, sotto la ricognizione di uno sguardo straordinariamente acuto, opera da elemento di trasformazione delle sensazioni visive nelle curve di un greto, nelle linee scabre degli arbusti autunnali, nei colori dei fiori estivi, stimolando nell’ osservatore vibrazioni emotive, prima ancora dell’indubitabile apprezzamento estetico che suscita l’equilibrio compositivo della rappresentazione.

Se la campagna e i fiori agiscono su questo pittore come una stimolo a tessere un gioco soprattutto segnico, nei casi in cui la cromia si affolla su tonalità più accese e su stesure più ampie, la raffigurazione dispensa all’osservatore illusioni visive che si allontanano dal riconoscibile. Nei momenti prospettici più profondi appaiono vedute atonali di un cielo appena segnato dalle nuvole, che nella sua freddezza lontana conferma l’intenzione pittorica di descrivere il silenzio.

In altri momenti infine appaiono cromie persino lussureggianti, ma segnate in modo non eludibile da un presagio di disfacimento autunnale. Tonin tralascia di soffermarsi sul particolare, privilegiando l’ordito di una cromia segnica imperiosa che conduce a una lettura d’insieme o, per meglio dire, a una resa scenografica che si fa leggibile nella ricomposizione a distanza dei singoli tratti pittorici.

La selezione dei colori assume in questo artista la vivacità ritmica e timbrica di un andante musicale vivace, dove i verdi, i bruni, i viola, nella loro intrinseca maniera di modularsi visivamente, giocano ruoli strumentali perfettamente sincroni e concertanti.

Se dunque l’intensità espressiva è l’elemento percepibile di questa pittura che si direbbe in apparenza veloce e immediata – ma che a uno sguardo attento rivela il carattere sofferto di una progettazione lungamente meditata – va anche detto che la totale assenza della figura umana ha il potere di evocare un pessimismo malinconico che si esprime nelle pause di silenzio delle macchie scure, o nella nudità geometrica degli alberi autunnali.

Non sono quindi casuali le titolazioni proposte a margine di queste composizioni e finalizzate alla sola riconoscibilità esecutiva, in quanto sembrano voler porre dei limiti, con la secchezza di una semplice presa d’atto, a una interpretazione troppo idilliaca o soggettiva da parte di chi guarda.

Ma se la pittura di Tonin sembra voler evitare il descrittivismo, per esaltare soprattutto i rapporti volumetrici e spaziali, non è improprio suggerire l’idea di una sfida combattuta ai margini dell’informalità, là dove l’amalgama del colore crea tensioni ed espansioni lungo orizzonti fantasmatici che sembrano scaturire dalla memoria visiva, più che dall’ osservazione diretta del reale.

La sorte di questo artista è dunque quella di usare un linguaggio poetico e descrittivo, ma essendo consapevole di agire come l’ultimo cultore solitario della forma riconoscibile, ha deciso di proporre una sua personale scommessa a chi ha decretato la morte definitiva della figurazione musicale vivace, dove i verdi, i bruni, i viola, nella loro intrinseca maniera di modularsi visivamente, giocano ruoli strumentali perfettamente sincroni e concertanti.

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